costiera amalfitana

Furore

Il paese albergo che con il suo abitato aggrappato ai fianchi della montagna e a strapiombo sul mare, offre ai propri visitatori un’atmosfera autentica e riservata e panorami mozzafiato.

A sette chilometri dagli scogli della Divina Costiera, lasciata la Statale Amalfitana e percorrendo i tornanti di una strada “fra le più belle del mondo”, si arriva a Furore.

Furore, si offre a chi è in grado di apprezzare l’autentico. Paradiso ancora poco sconosciuto, con le sue passeggiate a mezza costa, con i suoi panorami mozzafiato, l’artigianato tipico, il clima dolcissimo, l’atmosfera riservata, la gastronomia più sapiente, è lì, a portata di mano di chi ancora cerca i “luoghi dell’anima”.

Vivrai un’atmosfera sognante e al tempo stesso inquietante, dove ogni sguardo è già emozione e ogni pensiero è già sogno.”

La storia di Furore

I Romani fuggiaschi inseguiti dai barbari, si rifugiarono su queste montagne e vi fondarono i primi insediamenti: Scala, Ravello, Furore. Poi da quassù scesero verso il mare, fino a diventare navigatori abilissimi. Nacque così la gloriosa Repubblica Amalfitana.

Furore restò, per la sua particolare conformazione, una roccaforte intaccabile anche al tempo delle incursioni saracene. I suoi abitanti si dedicarono in particolare alla pastorizia e all’artigianato.

Il Fiordo rappresentò un porto naturale, nel quale si svolsero fiorenti traffici e si svilupparono le antiche forme di industria: cartiere e mulini alimentati dalle acque del ruscello Schiato, che discendeva dai Monti Lattari. Il nome Furore derivò dalla particolare furia che il mare assume nei giorni e nelle notti di tempesta e dal fragore dei flutti sulla scogliera e nel Fiordo, con rumori spaventosi e assordanti.

Alcune delle famiglie più importanti hanno dato il nome a luoghi e strade: Le Porpore, Li Cuomi, Li Candidi, Li Summonti.

Lo stemma dell’antica Terra Furoris Universitas è rappresentato da uno scudo raffigurante una colonna d’oro in campo azzurro. Furore conta oggi quattro chiese: San Giacomo, San Michele, Sant’Elia e Santa Maria della Pietà.

Le tre contrade di Furore, Santo Jaco, Sant’Angelo e Sant’Elia, sono contrassegnate da tre stemmi: il Ciuccio, la Gatta e la Cicala.

Alla scoperta del territorio

TREKKING TOUR

Trascorri una giornata alla scoperta dei bellissimi sentieri attraverso la Costiera Amalfitana e goditi i suoi paesaggi mozzafiato.

escursione in barca

Ammira la Costiera Amalfitana da una fantastica angolazione, scopri le meraviglie nascoste e naviga tra le sue acque cristalline.

WINE TOUR

Sorseggia un buon calice di vino alla scoperta della tradizione enologica di Furore e della Costiera Amalfitana.

Gastronomia

La Costiera Amalfitana, oltre a regalare paesaggi mozzafiato ed esperienze uniche, inebria i propri visitatori con la sua deliziosa cucina.

Le massaie dell’antica Terra Furoris producevano pasta a mano e fra i vari formati spiccano i Ricci furitani, una sorta di fusilli “andata e ritorno” passati su una tavoletta rigata.

Piatti tradizionali

Furore vanta una cucina locale varia e gustosa, tra i prodotti tipici di queste terra troviamo: pomodorini di montagna, olio di oliva, patate di terra asciutta, erbe spontanee e odorose.

Da provare è il piatto totani e patate, ideato dal contadino-pescatore di queste terre. Tradizionali sono pure: il migliaccio, timballo di semola e carne di maiale, la minestra maritata, arricchita delle verdure spontanee e profumate della collina; la caponata, fatta con il pane biscottato a “freselle”, bagnato e condito di pomodorini, acciughe e melanzane all’olio di oliva.

Dolci

Nella vasta gamma di specialità tipiche della pasticceria napoletana, Furore inserisce alcune varietà di dolci, che hanno dentro di sé la tradizione e il profumo di questa collina corteggiata dal mare e baciata dal sole.

Nelle Cicale la pasta di mandorle, tipica dell’area mediterranea, è arricchita dal profumo di un delicato rosolio ricavato dal Fico d’India: il “Nanassino”.

Prelibatezze rare quanto preziose sono poi le varietà di frutta conservate sotto spirito: l’uva Sanginella all’anice, le albicocche al brandy, i fichi al rhum. Furore batte sul selvaggio con tanti altri rosoli: alle more, alle fragoline di bosco, al finocchietto, alle carrube, alle erbe.

Un discorso a parte merita l’Elisir delle Janare, il liquore del desiderio, a base di sedano crudo, ritenuto il principe degli afrodisiaci già al tempo di Roma antica.

Vino

Nel ridotto spazio agrario della Costa d’Amalfi il vigneto gioca un ruolo storicamente preminente. La scarsità del terreno coltivabile, strappato alla roccia attraverso terrazzamenti di stupefacente ingegnosità, ha imposto uno sfruttamento intensivo del suolo, oltre a una severissima selezione delle colture.

Da qui il primato dell’agrumeto e del “vigneto con frutti”, con viti inizialmente appoggiate a sostegni vivi (mandorli e noci), poi affidate a lunghe pertiche – siamo nell’XI secolo – e, infine, fatte crescere su pergolati appositamente costruiti con pali di castagno.

“Questi crinali che, come tutte le colline del buon vino, hanno i piedi immersi nell’acqua, il volto baciato dal sole, i fianchi sinuosi di una bella fanciulla, non potevano non essere generosi con quel loro grande spasimante, perdutamente innamorato, che è il vignaiuolo di questa terra.

Qui sopravvivono vitigni di stirpe nobilissima. Sono i bianchi Coda di Volpe, Bianca Zita, San Nicola, Ripoli, Fenile, Ginestrella e i rossi Pere ‘e Palummo, Serpentaria, Tintore, Taralluzzo, tutti meritevoli di grande attenzione e degni di entrare nella produzione vinicola locale, che ha ottenuto, qualche decennio fa la Denominazione di Origine Controllata.

I vini attualmente prodotti – bianco, rosso e rosato – ben si accoppiano ai piatti della cucina locale. La loro sapida compiacenza li rende quanto mai piacevoli.  Berli significa vivere a tutto tondo la festa che i luoghi ispirano, con un invito a fare…Furore.

Tanto da far scrivere a Veronelli: “Berrai vini freschi e gioiosi, capaci di buttarti dentro tutto il sole e tutta l’allegria che hai sulla pelle.”

muri d’autore

Tra arte e cultura

Dall’idea di connettere l’ambiente naturale con l’arte, nasce “Muri d’autore”.

A partire dal 1980, pitture e sculture murarie che raccontano di tradizioni, riti e miti del paese hanno contribuito a rendere Furore uno fra i più suggestivi Paesi dipinti d’Italia rendendolo un museo en plein air sempre più ricco e interessante.

attraverso i

Sentieri

Sentiero di Barbonera

Si parte dall’agriturismo Serafina e si penetra nella vallata della praia. La vecchia casa della barbonera (un’astrologa-metereologa vissuta fino agli anni 50) è presto raggiunta. Poco oltre inizia l’abitato di Praiano e la strada, divenuta ormai comoda passeggiata, porta a piazza Moresca e da qui alla rotabile.

Tempo di percorrenza 70 minuti

Sentiero di Abu Tabela

Da pino a San Lazzaro di Agerola, sulle orme del generale Avitabile (Abu Tabela a Peshwur).

Si parte da punta Scotelo. Si penetra nella gola fino a Rio Penise. Si passa presso la vecchia polveriera, incassata nella rupe sui ripidi fianchi del canyon.

Spicchi di mare in lontananza incorniciano l’orrida visione della forra, che incide la montagna fin giù al fiordo. La metà è la piazzetta di San Lazzaro ancora permeata dal mito di Abu Tabela. “O beata solitudo! O sola beatitudo!”.

Tempo di percorrenza 50 minuti

Sentiero dei Nidi di Corvo

Da Centena a Bomerano di Agerola, lungo la via dei briganti. Si lascia la rotabile sotto la casa del Ferraiuolo e al bivio di Sant’Alfonso si piega a destra e si sale, fra pergole e noccioleti, a Santa Barbara. In alto sul costone aggrediti dalla vegetazione s’intravedono i ruderi dell’remo. Si entra, poi, nella valle e si arriva agevolmente alla piazza di Bomerano.

Tempo di percorrenza 70 minuti

Sentiero dell’Agave in fiore

Da Punta S.Elia a Marina di Praia, in mezzo alle “lenze” delle mietitrici (lenza: piccola superficie di rupe, ceduta in fitto per ricavarne erba). Lasciata la passeggiata dell’amore, imboccare il sentiero che porta fra Agavi, ulivi e fichi d’India a Pennola. Qui sopravvive il carrubo, fra lentischi e rosmarini. Più avanti è Grottole con il suo stazzo per armenti. Da qui si scende giù ripido per il Carritto fino al ponte della Praia, sulla Statale Amalfitana.

Tempo di percorrenza 90 minuti

Sentiero della Volpe Pescatrice

Da Sant’Elia al Fiordo, lungo l’antico percorso del contadino-pescatore. Superato il palazzo dei maccaronari, si arriva alla portella e già a capofitto fra i caratteristici “Monazzeni” all’imbarcadero. La magia di questi luoghi può fare a meno di qualsiasi sottolineatura.

Tempo di percorrenza 40 minuti

Sentiero dei Pipistrelli Impazziti

Questo percorso può diventare il prosieguo del precedente. Si parte dal fiordo, lungo un sentiero che penetra in un orgia di verde, taglia il mulino, costeggia canali e chiuse e arriva alla cartiera: solitaria, silente, avvolta in un nugolo di pipistrelli. Qui il sentiero piega a destra e s’inerpica sulla rupe fino a punta tavola: picco pianoro a picco sul vallone. Poco più in là è la chiesa di San Michele. Da qui al centro di Conca dei Marini, Piazza Olmo e monastero Santa Rosa, sulla statale Amalfi-Agerola.

Tempo di percorrenza 30 minuti